ARU OTOKO (UN UOMO) di Kei Ishikawa

Con Satoshi Tsumabuki, Sakura Andô, Masataka Kubota, Nana Seino

Giappone  (121’)

(Orizzonti)

L’avvocato Kido si lascia coinvolgere dalle ricerche sulla vera identità di Daisuke, secondo marito di Rei, morto prematuramente. Emergono così nuovi aspetti che mettono in luce la vera storia del defunto e dello stesso Kido.

Il regista Kei Ishikawa, Gukôroku (2016), si ispira all’omonimo romanzo di Keiichiro Hierano.

Il film rispecchia i canoni della filmografia orientale: i ritmi sono lenti, le inquadrature simmetriche, le scenografie, così come i dialoghi, essenziali e la fotografia pulita.

Anche nella scelta del sonoro non troviamo musiche o motivi ricorrenti ma lunghi silenzi e suoni d’ambiente. Il tema rincorso dalle varie storie all’interno del film è la ricerca della propria identità: l’intreccio della storia dell’avvocato con la ricostruzione progressiva della vita di Daisuke lega indissolubilmente le due figure maschili, che più volte sembrano sdoppiarsi, se non triplicarsi.

In questo senso di fortissimo impatto la scena iniziale e quella finale, entrambe sullo stesso quadro surrealista e magrittiano del bar: un uomo ben vestito di spalle con di fronte a sè il suo riflesso, irrealisticamente sempre di spalle.

I veri protagonisti sono infatti uomini che scappano da sè stessi, dai propri riflessi e dai fantasmi del loro passato, uomini che cercano di ritrovarsi e che trovano la forza di ricominciare da capo una nuova vita e lasciarsi alle spalle motivi di disonore e vergogna.

Lo spettatore è attratto dall’ investigazione e dalla scoperta della verità. Una verità su se stessi che non si trova semplicemente specchiandosi, al contrario lo specchio è il luogo del dolore perché riporta al passato.