Giovedì 30 Agosto

Venezia 75
THE FAVOURITE
Di Yorgos Lanthimos
con: Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn (120′ UK/ 2018)

Alla corte della malandata e imbelle regina Anna (inizio del XVIII secolo) si gioca una “partita a scacchi” senza eslusione di colpi fra Lady Sarah Churchill, duchessa di Marlborough e la sua giovane e decaduta cugina Abigail Masham. La prima è la storica favorita della regina (nonché sua consigliera); la seconda, da semplice sguattera assurge alle “grazie” della sovrana. Nel suo ultimo film Yorgos Lanthimos (Dogtooth; Alpeis; The Lobster; Il sacrificio del cervo sacro) costruisce un dramma in costume ‘700 (su sceneggiatura di Tony McNamara) per parlare di Potere, Società e comportamenti umani assolutamente senza tempo. Il gioco sotteso alla narrazione si muove su un coté sontuoso nella costruzione storica dal quale, con sottile ironia, ci si discosta continuamente grazie a sottili ed ironiche scelte di linguaggio che superano il “genere”: gestualità fuori dagli schemi, uso del grandangolo e di inquadrature deformate, arguta suddivisione in capitoli narrativi annunciati da marcatori grafici molto studiati. Ne esce un apologo potente e godibile cui si presta un terzetto di attrici in grande spolvero, delle quali si fatica a stilare una classifica in termini di bravura. Un gan film da festival da non sottovalutare.

Venezia 75
ROMA
di Alfonso Cuaron
con: Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Nancy Garcia, Jorge Antonio, Veronica Garcia, Marco Graf, Daniela Demesa, Carlos Peralta, Diego Cortina Autrey (135′; Messico/2018)

Il regista messicano cult, autore di film quali: La piccola principessa (1995); Paradiso Perduto (1998); Anche tua madre (2001); Harry Potter e il prigioniero di Azkaba (2004); I figli degli uomini (2006); porta sullo schermo una sua sceneggiatura originale incentrata sull’epopea di una famiglia borghese di Città del Messico a cavallo tra gli anni ’60 e l’alba dei ’70. Al centro della narrazione un universo femminile variamente abbandonato e costretto a fare i conti con le proprie forze di fronte a figure maschili vigliacche e deresponsabilizzate. Il tutto in un contesto di mutamenti drammatici dal punto di vista della società, della cultura e della politica nazionale. Girato in un affascinante bianco e nero il film si apprezza per rigore stilistico ed una eleganza formale demodé (ritmo di quadro, inquadrature lunghissime, piani sequenza e dialoghi al limite della discrezione). Notevole la sceneggiatura disseminata di esche narrative e ammiccamenti che anticipano e “risolvono” continuamente il continuum del racconto. Dalle note di regia si evince l’omaggio del regista alle figure femminili che hanno ispirato e formato la sua infanzia. Bravissima la giovane Yalitza Aparicio.

Giornate degli Autori
LES TOMBEAUX SANS NOMS
di Rithy Pahn
(115′ Francia/Cambogia; 2018)

Scampato ai lavori forzati nei campi del regime dei Khmer Rossi dopo la deportazione del 1975, il regista cambogiano Rithy Pahn ha legato molta della sua produzione alla narrazione e alla documentazione del dramma personale e nazionale di cui è stato testimone. In questo toccante documentario, attraverso le voci di altrettanti sopravvissuti, si evidenzia la necessità dei vivi di mantenere il rapporto con i propri cari scomparsi di cui non si potrà mai conoscere il luogo di sepoltura. Lo stile del raccconto alterna lunghi frammenti di intervista, documenti originali (ma presentati inuna dimensione “teatralizzata”), a veri e propri “allestimenti” che utilizzano maschere, bambole e fotografie per illustrare ciò che non si potrebbe mostrare. Toccante e necessario, peccato che qualche eccessiva dilatazione dei tempi (e forse anche l’orario di proiezione), non hanno giovato alla resistenza del pubblico.

Orizzonti
L’ENKAS (THE TRUK)
di Sarah Marx
Con: Sandor Funtek, Sandrine Bonnaire, Virginie Acariès, Alexis Manenti (85′, Francia; 2018)

Un giovane esce dal carcere con un permesso di lavoro, ma quel lavoro, in realtà, implica lo spaccio di ketamina. A partire da una esperienza collettiva di laboratorio che ha coinvolto strutture carcerarie, ospedaliere e sociali, la giovane regista costrisce una narrazione a tratti pretestusa e volutamente frammentaria per dipingere con toni freddi il disagio sociorelazionale. Malgrado il racconto termini con una piccola evoluzione del personaggio principale, non si può tacere come la regista lasci in sospeso troppe situazioni e troppi personaggi irrisolti. Peccato per la presenza della pur brava Sandrine Bonnaire.

Fuori concorso
ISIS, TOMORROW. THE LOST SOULS OF MOSUL
Di Francesca Mannocchi, Alessio Romenzi
(80’, Italia; 2018)

Duro documentario che mostra la situazione socio-politica di Mosul, città iraqena roccaforte del Califfato, dopo l’apparente sconfitta dell’Isis. Il punto di vistaa preso in considerazioneè quello dei civili di entrambi gli schieramenti, con particolare attenzione alle testimonianze dei giovanissimi coinvolti.Interessante notare come leinterviste svelino, mano a mano, il problema di fondo di una società in cui tutti si dipingono vittime, a seconda dei punti di vista, pur bramando allo stesso tempo la possibillità di diventare carnefici, in nome di un’inappellabile “giustiza divina” decisamente punitiva. Nessuno rimane incontaminato, di consegueza, dall’imperante ideologia di violenza, rabbia e vendetta, sapientemente sottolineata da un ottimo lavoro di montaggio, che alterna con cadenza significativa filmati di propaganda ad interviste ad esponenti dell’una o dell’altra fazione, spesso non così nettamente distinguibili.