ASTEROID CITY di Wes Anderson

Con: Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Jeffrey Wright, Tilda Swinton,Jake Ryan, Bryan Cranston, Edward Norton,Adrien Brody, Liev Schreiber, Hope Davis, Grace Edwards, Steve Park,Rupert Friend, Maya Hawke, Steve Carell, Matt Dillon, Hong Chau, Willem Dafoe, Margot Robbie, Tony Revolori, Aristou Meehan, Sophia Lillis, Ethan Josh Lee, Ella Faris, Willan Faris, Gracie Faris, Jeff Goldblum

(USA/Germania)

(105′)

2023

Il racconto si svolge, a metà degli anni cinquanta, nella città immaginaria “Asteroid City”, situata lungo una strada nel deserto e così chiamata perché ospita un enorme cratere, causato dalla caduta di un asteroide, di cui è rimasta solo una piccola sfera, custodita dalla cittadina. Con l’occasione della premiazione delle migliori invenzioni astro-fisiche ad opera di giovani menti degli States, vengono a intrecciarsi le storie di molti personaggi, ben caratterizzati e diversi tra loro, che alla fine si ritroveranno insieme ad assistere ad un evento dalla portata straordinaria. Il film è strutturato su tre livelli, dove ogni dettaglio apre una nuova parte della vicenda, cosicché coesistono più strati, che si intersecano e raccontano una storia dal significato e dalla costruzione complessa. Il primo livello apre il film ed è la presentazione, in uno studio televisivo, dell’opera teatrale “Asteroid City”. Il secondo livello è un documentario sulla ricerca, scrittura e realizzazione dell’opera, da parte del regista e della compagnia teatrale. Il terzo livello, unico a colori, segue linearmente la narrazione dello spettacolo “Asteroid City”. La scelta estetica di distaccare cromaticamente i primi due livelli dal terzo, cattura lo spettatore e lo proietta in intricate riflessioni su cosa sia reale e cosa, invece, sia ‘messa in scena’. Curatissima la fotografia e ben azzeccati i giochi dei colori di Asteroid City, virati ad un seppia dai toni pastello intenso stile cartolina dal far-west, che catturano l’occhio e che evocano un ambiente distante dalla realtà. La firma di Wes Anderson, già conosciuto per film come I Tenenbaum (2001), Gran Budapest Hotel (2014), The French Dispatch (2021), è sempre visibile, in ogni inquadratura: maniacale simmetria, personaggi distaccati e emotivamente fuori-posto, alternarsi di scene tra loro simili o contemporanee e giochi di bidimensionalità grazie alla “planimetric-composition”, tecnica di Anderson dove la macchina da presa è perpendicolare agli elementi di scena e gli attori si muovono prevalentemente in orizzontale o verticale, evitando la profondità. La staticità delle pose plastiche degli attori è spezzata dai numerosi movimenti della macchina da presa: sono frequentissime le carrellate, gli zoom, ma soprattutto le panoramiche, che svelano e nascondono, a seconda dell’occasione che si presenta in scena. La colonna sonora, complessivamente categorizzata come musica “skiffle”, un genere di musica folk americana, suonato con strumenti di fortuna fatti in casa o improvvisati, accompagna un racconto che alterna e confonde il piano diegetico con l’extradiegetico. Gli attori e i personaggi sono assaliti da simili dubbi: come performare al meglio? Perché fanno ciò che fanno? Cosa muove le loro azioni? Perché dietro alle loro storie, si nascondono le domanda sulla ricerca del senso della vita e della morte.

Nel complesso un’opera molto concettuale, che rischia di perdersi tra le linee, troppo sottili, tessute tra i concetti di persona e personaggio, vita e morte, realtà e interpretazione della stessa.

 

Laura Molinelli
Irene Sandroni