BACKSTAGE di Afef Ben Mahmoud, Khalil Benkirane
Con: Sondos Belhassen, Afef Ben Mahmoud, Saleh Bakri, Sidi Larbi Cherkaoui, Sofiane Ouissi, Hajiba Fahmy, Ali Thabet, Abdallah Badis, Salima Abdel-Wahab, Nassim Baddag
(Marocco, Tunisia)
(102′)
(Giornate degli Autori)
La compagnia di danza contemporanea ‘Senza Frontiere’ sta concludendo la sua brillante tournée in giro per il Marocco. Durante la messa in scena del penultimo spettacolo, Aida, la protagonista, viene colpita inspiegabilmente da Hedi, suo compagno di scena e nella vita. Tra preoccupazioni generali sul suo stato di salute, la compagnia riparte in pullman alla volta di Marrakech, loro ultima tappa, ma il veicolo sbanda e subisce un guasto. Si ritrovano così bloccati in una strada buia, in mezzo ai boschi…
I registi Khalil Benkirane e Afef Ben Mahmoud, quest’ultima anche interprete di Aida, collaborano oramai da alcuni anni ed è per loro la seconda volta alla Mostra del Cinema di Venezia, dopo aver presentato nel 2019, in qualità di produttori, il lungometraggio Les Épouvantails nella sezione Sconfini.
La regia ci propone una costruzione ad anello del racconto, che si apre e chiude sulla protagonista: all’inizio presentata dietro le quinte con un’inquadratura sulle sue mani e piedi, e una voce fuori campo che le chiede di truccarsi; mentre alla fine mezzo busto di lei truccata sul palco e pronta ad andare in scena, quasi con una nuova consapevolezza dopo quell’incidente inaspettato.
Questa duplice dimensione dentro/fuori dalla scena, si gioca lungo tutta la pellicola e proprio nel backstage, da cui anche il titolo, emergono dissapori e legami turbolenti che sul palco vengono mascherati.
A fare da padrona sicuramente è la musica, caratterizzata da temi strumentali e spesso tradizionali, fortemente evocativi. L’opera caratterizzata da pochissimi dialoghi lascia alla danza il compito di farsi portavoce e mezzo di espressione dei conflitti e delle relazioni anche fuori dal palco, in modo particolare indagando il tema della maternità.
La natura è un altro elemento molto presente nel racconto: dalle scenografie degli spettacoli che richiamano i cambiamenti climatici e un mondo in fiamme, a quella, a tratti selvaggia e spaventosa, a tratti onirica e confortante, dei boschi nei quali i personaggi si trovano a vagare.
In conclusione, pur presentando diversi aspetti interessanti, le lunghe scene e il ritmo lento e dilatato, non lo rendono un prodotto proprio di facile visione.
Raffaella Zoppi