BLANQUITA di Fernando Guzzoni

Con Laura López, Alejandro Goic, Amparo Noguera, Marcelo Alonso, Daniela Ramírez, Ariel Grandón

Cile, Messico, Lussemburgo, Francia, Polonia  (94’)

(Orizzonti)

Blanca (Laura López) è una ragazza madre che vive con la figlia in un centro di accoglienza per minori a rischio nella periferia di Santiago, in Cile. La struttura è gestita da Padre Manuel (Alejandro Goic), un sacerdote la cui vocazione è pretendere giustizia per tutti i ragazzini abusati sotto la sua protezione. Dopo l’ennesimo rifiuto da parte degli avvocati, della testimonianza di un ragazzo nei confronti di uomini di alto rango politico coinvolti in scandali sessuali, i due protagonisti decidono di farsi giustizia a modo loro. Da qui una escalation di menzogne, ma quando la situazione diventa troppo grande il castello di carta inizia a sgretolarsi…

Una pellicola cupa, con pochi momenti di luce, abbagliante, come il nome della protagonista: Blanca.

Un gioco di specchi e rimandi di immagine fa da esca allo spettatore per le successivamente svelate e continue bugie che intrappolano Blanquita. Il clima di sospetto è accentuato dall’accompagnamento musicale del film, fatto di rintocchi precisi e costanti che contribuiscono a rendere il lavoro drammatico e intenso, attribuendogli anche un senso di spietata imminenza.

Il giudizio nei confronti dei vari personaggi nasce già nelle inquadrature polarizzate, tanto dal basso verso l’alto quanto dall’alto verso il basso.

Un elemento molto frequente durante le scene che vedono entrambi i protagonisti in azione è quello della croce che si pone nel mezzo a loro.

Il regista, Fernando Guzzoni, continua ad impegnarsi in film di denuncia sociale. Questa parte dalle contraddizioni che il paese vive, e le trasferisce nel titolo “Blanquita”: per una persona che di Bianco e chiaro ha solo il nome.

Tratto da una storia vera la denuncia diviene precisa nei confronti della politica fatta in un centro modo, nei confronti della giustizia che troppo spesso non agisce e nei confronti della società che sceglie di convivere con queste situazioni senza fare e dire nulla.

Troviamo una triplicità nella visione del cristianesimo, quello istituzionale legato fin troppo alle regole sociali dell’apparire, quello del cristiano invasato e quello dell’uomo buono che agisce per il bene dell’altro.

Sicuramente un film coraggioso, di forte denuncia che sembra dire anche: nel voler fare il bene non si compiono sempre e solo opere buone.