HARVEST – Athina Rachel Tsangari

Con: Caleb Landry Jones, Harry Melling, Rosy McEwen, Arinzé Kene, Thalissa Teixeira, Frank Dillane

(Regno Unito, Germania, Grecia, Francia, Usa)

131’

(Venezia 81)

“Un viaggiatore che si è fermato”; così Walter Thicks, protagonista di Harvest, definisce se stesso. Tratto dal romanzo del 2013 Il raccolto, Harvest racconta la scomparsa in sette giorni di un villaggio a causa dell’avanzamento del capitalismo terriero nel 16esimo secolo, in un territorio indefinito della Gran Bretagna.

Il protagonista, presentato in una sorta di comunione panica con la natura, è anche narratore ironico delle superstizioni e tradizioni di un gruppo di contadini che condividono le terre amministrate bonariamente da Charles, amico di Walter e di nobili origini. Le tre figure al centro della crisi, non a caso, sono un cartografo, un migrante e un uomo d’affari. Le vicende vengono narrate con un effetto straniante, che rinvia con apparente rassegnazione alla modernità (crudele) che avanza. L’arrivo di alcuni personaggi cambierà tutto.

Girato come un western, in un tempo e in uno spazio che non appartengono al genere, elemento centrale del film è l’appartenenza alla propria terra, che “una mappa non ti permette di conoscere veramente”.
Una appartenenza che il “viaggiatore” sancirà con ironia nel finale. Interessante il tema.
La narrazione non convince del tutto.

 

Fabio Sandroni

Paola Sangiovanni