DIVA FUTURA – Giulia Louise Steigerwalt
Con: Pietro Castellitto, Tesa Litvan, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Davide Iachini, Marco Iermanò
(Italia)
128’
(Venezia 81)
Tratto dal romanzo Non dite alla mamma che faccio la segretaria, di Debora Attanasi, il film racconta l’Italia a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 concentrandosi sulle vicende dell’agenzia Diva Futura fondata da Riccardo Schicchi, sotto certi aspetti considerato un rivoluzionario della cultura di massa per aver trasformato l’utopia hippy dell’amore libero nel fenomeno commerciale e artistico del cinema porno. Sotto la sua guida sorgono stelle divenute in seguito icone pop, come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre che entrarono nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. L’espressione “pornostar”, coniata al tempo, segna l’inizio di una nuova era, ma anche l’esplosione di una serie di contraddizioni che fotografano bene la condizione reale del paese.
Un po’ visionario, un po’ cialtrone e un po’ burattinaio pieno di tic, ossessioni e insicurezze, lo Schicchi interpretato da Pietro Castellitto è funzionale ad un racconto pirotecnico e coinvolgente, a tratti divertente e spettacolare, capace di affrontare con serietà e onestà la complessità di alcune delicate questioni sulla condizione femminile, i tabù culturali del nostro paese, l’etica delle immagini.
La regista Giulia Steigerwalt adotta uno sguardo imparziale per ritrarre la parabola tragica di un gruppo di personaggi che, come si ripete spesso nel film, sono amorali e non immorali e consegna le chiavi del racconto alla segretaria che sogna di diventare giornalista (appunto, la Attanasi interpretata da Barbara Ronchi).
Ci sarebbe da confrontarsi animatamente a proposito di questa presa di posizione “amorale”, tant’è che il film è abile a smarcarsi da un unico punto di vista, abbracciando una coralità che sorprende e convince perché interessata a dipingere l’evoluzione, le ricadute, i dubbi e, soprattutto, il desiderio di riscatto di un gruppo di donne che vuole togliersi di dosso il pregiudizio dell’etichetta da “pornostar”.
A proposito di sguardo e riflessione su finzione e realtà, Diva futura è orchestrato a partire dalla convergenza di materiale audiovisivo, poster, gadget, riviste, frammenti di archivio della televisione italiana di quegli anni, che vanno a mescolarsi con le immagini artefatte del film, ottenendo un effetto straniante ma persuasivo, che pone più di un interrogativo sulle responsabilità del pubblico e dell’industria che ha alimentato il mercato, il gusto, un certo modo di fare e pensare.
La parabola discendente di Schicchi è nota. Il film sembra farne un’apologia, finché non rivela l’insita contraddizione incarnata dal manager. Come dichiarato dalla Steigerwalt, «se per certi versi si sono battuti per la libertà, paradossalmente hanno poi contribuito con il loro lavoro a normalizzare qualcosa che va contro la libertà della donna stessa, ovvero la mercificazione del corpo femminile».
Francesco Azzini
Matteo Mazza