CAMPO DI BATTAGLIA – Gianni Amelio

Con: Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rosellini, Giovanni Scotti, Vince Vivenzio, Alberto Cracco, Luca Lazzareschi, Maria Grazia Plos, Rita Bosello

(Italia)

104’

(Venezia 81)

Prima guerra mondiale. In ospedale militare ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi. Molti di loro, però, si sono procurati da soli le ferite e farebbero di tutto per non tornare a combattere, anche farsi iniettare batteri dal personale per aggravare la loro condizione di salute.

Gianni Amelio (Porte Aperte, 1989; Il ladro di bambini, 1992; Così ridevano, 1998), regista veterano del festival, non vuole parlarci della Grande Guerra in sé, che infatti rimane distante per tutto il film, ma vuole rappresentarci un altro tipo di campo di battaglia, quello di una guerra che non ha mai fine, un conflitto interiore che lascia senza tregua il protagonista Giulio (Alessandro Borghi).

Il regista utilizza delle attente scelte di fotografia: se l’illuminazione è più intensa, facendo spiccare il colore bianco delle pareti ospedaliere e delle divise del personale, nelle situazioni in cui medici e infermieri, quasi asetticamente, guariscono i combattenti per rimandarli al macello, viene invece preferita la penombra con un’illuminazione fioca quando Giulio opera nella notte per aggravare le condizioni dei suoi pazienti affinché vengano mandati a casa. Lo stesso volto di Giulio rimane illuminato solo a metà, creando la forte immagine di un volto parzialmente oscuro, a indicare la situazione contraddittoria in cui si trova il protagonista.

Un’opera profonda, che mostra i dubbi e le contraddizioni delle situazioni estreme, in cui i protagonisti (e con loro gli spettatori) si chiedono quale sia la scelta migliore per il paziente: guarirlo per mandarlo a morire o, paradossalmente, aggravarne le condizioni per salvargli la vita?

Gianmarco Toson