PEACOCK di Bernhard Wenger

Austria, Germania

(102’)

(Settimana internazionale della critica)

È la storia di Matthias (Albrecht Schuch), un rinomato accompagnatore a pagamento che assume sempre nuove identità. Ben presto, però, il suo lavoro lo metterà a dura prova nel riuscire a mantenersi fedele alla sua vera personalità.

Primo lungometraggio del regista Bernhard Wenger, in linea con il suo stile, dotato di un umorismo sottile, scandito dai silenzi significativi dei dialoghi, un umorismo bizzarro e visivo.
Fin dalle prime scene la fotografia colpisce lo spettatore per l’utilizzo di immagini nitide e pulite. Diversi oggetti sembrano rappresentare l’individualità evanescente del protagonista, come gli specchi e la caldaia rotta, metafore della condizione psicologica di Matthias.
Ottima la capacità attoriale del protagonista  Albrecht Schuch, su cui si basa gran parte della riuscita del film: egli, infatti, riesce con espressioni neutre del viso a restituire l’idea della (quasi) impossibilità di mantenere in questo mondo la propria individualità, tema conduttore dell’opera.

Ne risulta un film attuale, che porta a chiedersi dove si trovi la genuinità in un mondo che preferisce apparire nello stesso modo con cui il pavone attira l’attenzione sulla sua coda, prima che su di sé.

In un mondo in cui tutti puntano alla coda, chi guarda il pavone?

Gianmarco Toson

Maria Irene Ancora