XUE BAO (IL LEOPARDO DELLE NEVI) di Pema Tseden

Con Jinpa, Xiong Ziqi, Tseten Tashi

(Cina)

(109’)

Un’allegra troupe televisiva cinese viaggia su un pulmino percorrendo una strada sterrata ad alta quota; sullo sfondo le montagne più alte del mondo riprese con nitidezza da cartolina. Dopo una brusca frenata per aver colpito un asino selvatico e la successiva tappa per accogliere a bordo un giovane monaco, finalmente arrivano a destinazione, presso una casa di pastori in cui devono girare un report.
Con questo incipit brillante parte la storia del Leopardo delle nevi del regista, sceneggiatore e scrittore tibetano Pema Tseden, scomparso purtroppo lo scorso maggio; la troupe dovrà intervistare i padroni degli agnelli azzannati dal leopardo e la regia sembra divertirsi in questo esercizio “metafilmico”, che riprende i giornalisti che riprendono. L’occasione è ben sfruttata per definire i diversissimi atteggiamenti e punti di vista degli urbanizzati reporter cinesi e delle autorità, rivolti alla protezione della specie rara dei leopardi di montagna e ad aggirare il problema del risarcimento, e dei rozzi e pragmatici pastori che puntano invece proprio al dovuto risarcimento in denaro per i capi sgozzati, con un portavoce d’eccezione che è Jimpa, attore molto amato in Tibet ma non solo, a giudicare dall’applauso che si è levato spontaneo per lui in Sala Grande alla presentazione del film. La parabola simbolica allude con leggerezza al fondamentale rapporto di armonia cosmica tra uomo e Natura sempre più difficile da mantenere; gli scorci onirici e le capacità taumaturgiche del monaco segnano una possibile via d’uscita.
Un apologo che solo in apparenza sfiora la commedia dell’assurdo. Da vedere con occhi ben aperti.

Nadia Ciambrignoni