TEREDDÜT ÇİZGİSİ (FERITA DA ESITAZIONE) di Selman Nacar
Con Tülin Özen, Oğulcan Arman Uslu, Gülçin Kültür Şahin, Vedat Erincin, Erdem Şenocak
(Turchia, Spagna, Romania, Francia)
(84’)
(Orizzonti)
Canan, un’avvocata penalista zelante, è la protagonista assoluta di questo film, che la segue nel corso di una giornata carica di impegni tra tribunale, ospedale, ufficio postale, a bordo di una macchina sostitutiva in attesa che la sua venga riparata. Lei non ha tempo di pensare a sé: da un lato deve presentarsi ad un’udienza importante in cui farà di tutto per scagionare l’imputato ritenuto colpevole di omicidio, dall’altra ha la mamma in coma e deve decidere se firmare, come vorrebbe la sorella, il consenso per far staccare la spina e lasciarla andare, con conseguente donazione di organi, a cui la mamma aveva acconsentito.
Scegliendo come ambientazione una piccola città della Turchia, il regista costruisce il personaggio di una donna che lotta in un mondo di uomini che dominano gli spazi del “pubblico” e il fatto che non si veda nessuno spazio “privato”, di appartenenza femminile, restituisce allo spettatore il senso di fuori luogo e fatica che opprime costantemente Canan.
La protagonista è personaggio complesso, sempre impegnato a combattere attraverso dialoghi ragionati e profondi, vere dispute oratorie, per difendere le proprie convinzioni, sia in tribunale che in privato. La sua forza risiede nella ostinata integrità, che verrà messa a dura prova in un mondo pervaso dalla corruzione e sarà questa per lei l’invisibile ferita da esitazione, che la assimila all’imputato che rappresenta.
Il regista, sceneggiatore e montatore del film Selman Nacar, qui alla sua opera seconda, continua ad indagare il tema del sistema legale in Turchia, seguendo questa volta il punto di vista particolare (e ancora poco valorizzato nel paese) di una donna.
Colori freddi ed ambienti poco luminosi vengono scelti per caratterizzare luoghi spogli e poco accoglienti, in cui lo spettatore non vorrebbe trovarsi.
La protagonista ha la forte presenza scenica di Tülin Özen, affermata attrice turca con almeno venti ruoli diversi interpretati negli ultimi vent’anni e la sua prova è molto intensa e convincente, valorizzata da primi e primissimi piani significativi.
La colonna sonora molto asciutta sembra non voler dare allo spettatore alcuna occasione di “distrazione” dalla tensione del ritmo narrativo della vicenda.
Visione raccomandata per aprire una riflessione sulla legalità nei vari Paesi.
Maria Letizia Muratore
Nadia Ciambrignoni