OURA EL JBEL (DIETRO LE MONTAGNE) di Mohamed Ben Attia

Con Majd Mastoura, Samer Bisharat, Walid Bouchhioua, Selma Zeghidi, Helmi Dridi, Wissem Belgharek

(Tunisia, Belgio, Francia, Italia, Arabia Saudita, Qatar)

(98’)

(Orizzonti)

Le gambe e i piedi di un uomo si arrampicano per scavalcare uno stretto finestrino posto in alto su un muro bianco. L’immagine iniziale evoca la ricorrenza più insistita del film, indiziando il forte, quasi irrazionale e selvaggio bisogno del protagonista di oltrepassare un limite, di uscire da uno schema troppo stretto.
La storia che il regista tunisino racconta è quella di Rafik, uomo comune (condizione cui sembra alludere il sottotitolo italiano Gli ordinari), poco istruito e per nulla ideologizzato, che comunque aspira a modo suo ad essere libero e a “liberare” anche suo figlio, contro tutto il suo stesso contesto familiare che lo considera pericoloso, un borderline con questa strana mania del volo… Insomma l’opposto dell’uomo “ordinario”.
E in effetti le azioni di Rafik sono “sopra le righe” e sconfinano nell’illegalità, anche se l’obbiettivo perseguito è quello del tutto comprensibile dell’essere creduto, riconosciuto ed integrato dal suo mondo, senza rinunciare alle sue aspirazioni.
Alcune spie sembrano alludere ad un mondo quasi di fiaba, come il nome della scuola frequentata dal figlio intitolata a La Fontaine o la stessa rappresentazione finale del “volo” (un Supereroe al contrario?). Ne risulta un’opera ibrida, dove ambienti, situazioni ed atmosfere dai colori e dai connotati realistici si alternano a ritmi da action movies e ai momenti quasi simbolico-onirici in cui vengono rappresentati i “voli”.
Un finale aperto, visto dagli occhi del figlio di Rafik, lascia lo spettatore in sospeso tra sogno e realtà.
Da vedere, per affacciarsi su un diverso modo di raccontare.

Nadia Ciambrignoni
Maria Letizia Muratore