L’ORDINE DEL TEMPO di Liliana Cavani
Con: Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Ksenia Rappoport, Richard Sammel, Valentina Cervi, Fabrizio Rongione, Francesca Inaudi, Angeliqa Devi, Mariana Tamayo, Alida Baldari Calabria, Angela Molina
(Italia, Belgio)
(113’)
(Fuori Concorso)
Un gruppo di amici si riunisce in una villa al mare a Sabaudia per festeggiare il cinquantesimo compleanno della protagonista Elsa (Claudia Gerini). La loro serenità però, verrà presto sconvolta da un’imprevista notizia che li trascinerà in una spirale di dubbi e verità nascoste. Si troveranno dunque a fare i conti con sé stessi e con la relatività del tempo.
Scritto e diretto da Liliana Cavani e affiancata alla sceneggiatura da Paolo Costella, il film è tratto dall’omonimo saggio di Carlo Rovelli, fisico e divulgatore scientifico italiano. In occasione dell’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, la regista emiliana riceve il Leone d’Oro alla carriera, dopo molti lavori tra cui menzioniamo: Francesco d’Assisi (1966), L’ospite (1972), Il gioco di Ripley (2002), con protagonista John Malkovich e infine il più recente documentario Clarisse (2012).
L’opera, caratterizzata da un andamento piuttosto pacato ma non tedioso, porta a riflettere sulla netta dicotomia tra pensiero scientifico e religione: tema a lei molto caro e già variamente affrontato nei suoi precedenti lavori. La fotografia nitida e chiara suggerisce serenità e stabilità emotiva, la quale, però, va piano piano disgregandosi con l’arrivo di Enrico, il fisico che si fa portavoce della tragica notizia. Intelligente la scelta registica di mettere in scena la narrazione all’interno di un unico ambiente isolato da tutto il resto, la villa sul litorale laziale, al fine di spingere i personaggi ad aprirsi tra loro, non potendo essere distratti da agenti esterni.
La struttura della sceneggiatura, se ben molto accurata, manca di un atteggiamento di introspezione dei personaggi che forse meritavano un po’ più di attenzione, soprattutto per quanto concerne l’aspetto della resa psicologica.
Il film dà comunque un ampio spazio di riflessione circa la caducità della vita, fatta di momenti che a volte sono destinati a estinguersi molto spesso in maniera dolorosa e senza via di scampo.
Raffaele Piccirillo