SER SER SALHI (CITTÀ DEL VENTO) di Lkhagvadulam Purev-Ochir

Con: Tergel Bold-Erdene, Nomin-Erdene Ariunbyamba, Bulgan Chuluunbat, Ganzorig Tsetsgee, Tsend-Ayush Nyamsuren

(Francia, Mongolia, Portogallo, Paesi Bassi, Germania, Qatar)

(104’)

(Orizzonti)

Mongolia dei giorni nostri. Ulan Bator. Ze è un giovane sciamano che aiuta i vicini mettendoli in comunicazione con il proprio spirito guida. Il suo mondo da studente diligente e sciamano impegnato entrerà in crisi quando, conoscendo Maralaa, ragazza che deve eseguire un’operazione al cuore, scoprirà di poter accedere ad un’altra parte della realtà, provando e vivendo nuove sensazioni.
La regista Lkhagvadulam Purev-Ochir vuole documentare la Mongolia di oggi attraverso la tematica dell’incomunicabilità tra il modo della tradizione e quello della modernità che sta cambiando il paesaggio urbano: la difficoltà con cui Ze ricerca l’integrazione nella realtà contemporanea e la sua perdita di contatti spirituali e poteri sciamanici nel momento in cui si allontana dal suo stile di vita usuale, rappresentano l’impossibile convivenza tra le due dimensioni. Il personaggio principale lungo la narrazione intraprende un vero e proprio percorso di cambiamento: dopo lo sconvolgimento dell’equilibrio iniziale, la crisi lo porta al declino fino a quando, grazie a un punto di rottura, riuscirà infine a raggiungere una crescita.
A livello stilistico il linguaggio usato è prevalentemente visivo: le situazioni si dipanano davanti allo spettatore a cui vengono forniti eloquenti indizi che guidano delicatamente una narrazione piacevolmente paraverbale. L’elemento ritmico ripetuto, tipico suono del tamburo sciamanico, ricorre frequentemente, alternandosi a momenti di musica ritmica contemporanea, come ulteriore rimando allo scontro con la modernità.
L’ opera è interessante e assolutamente valida. Vivamente consigliato.

Anna Sandroni