AFTAB MISHAVAD (The Sun Will Rise) di Ayat Najafi

(Iran, ’85)

(Giornate degli Autori)

In una Teheran ribollente per le proteste giovanili seguite alla morte di Mahsa Amini, una compagnia teatrale nascosta in uno spazio off è impegnata in un laboratorio finalizzato alla messa in scena della Lisistrata. Mentre sulle strade si rivendica la libertà femminile, nell’intimità della scena si costruisce una riflessione sofferta sul ruolo e il corpo della donna. Completamente girato in clandestinità durante la rivolta di alcuni mesi fa, il film del regista iraniano è una riflessione dolorosa sulla condizione femminile nel Paese e un grido di libertà contro il regime oppressivo dei fondamentalisti. Il regista opta per una narrazione frazionata in capitoli conchiusi (veri e propri atti) e sceglie di non esplicitare le fattezze degli attori coinvolti (per proteggerne l’identità) mostrando solo dettagli di corpi (piedi, mani, spalle, gambe, schiene) in un gioco di disvelamento/mascheramento che “urla” la propria distanza con la volontà censoria del regime. L’uso significativo del bianco e nero alternato a rari momenti di colore, così come la scelta del fuori fuoco esula dal semplicistico esercizio di stile per marcare una distanza tra una realtà fortemente problematica e l’ideale libertà di espressione. Un film significativo, ancorché di non facile visione.

Alberto Piastrellini