JANG-E JAHANI SEVOM (TERZA GUERRA MONDIALE) di Houman Seyedi
Con Mohsen Tanabandeh, Neda Jebreili, Mahsa Hejazi, Navid Nosrati
(Iran, 107’)
Per girare in Iran un film ambientato in un campo di sterminio nazista viene scelto il cantiere dove lavora Shakid, che insieme ai suoi compagni di squadra viene inaspettatamente coinvolto come comparsa per interpretare il ruolo di prigioniero. Ma quando sul set un incidente blocca l’attore che impersona Adolf Hitler per Shakid si presenta un’opportunità carica di conseguenze.
Gli eventi si susseguono con un ritmo forsennato, che trascina lo spettatore in una continua altalena tra il set e la realtà mentre la collocazione sociale dei lavoratori-comparse grottescamente sembra non cambiare, ferma com’è al livello schiavile.
Le ambiguità, i voltafaccia, i ricatti e le prepotenze subite dal protagonista, rispecchiano, nelle intenzioni del regista, la violenza insita nelle società governate da regimi tirannici descritte da Hanna Arendt: anche in esse, come nell’improbabile set operaio di World War III, coesistono i potenti e chi è costretto a lottare per soddisfare i propri bisogni primari, in un equilibrio che dura fino a quindici minuti prima del crollo, per poi cominciare a ristabilirsi subito dopo, come un serpente che si mangia la coda.
Da notare il color design su toni che sembrano richiamare il verde delle uniformi naziste e le righe le bianche e nere delle tute dei prigionieri.