LES ENFANTS DES AUTRES di Rebecca Zlotowski
Con Virginie Efira, Roschdy Zem, Chiara Mastroianni, Callie Ferreira
Francia (104’)
(Venezia ’79)
Rachel, donna prossima ai quaranta e insegnante di scuola superiore, incontra Alì, uomo più grande di lei e padre single con figlia, Leila, avuta dalla precedente relazione. La storia d’amore fra i due va a gonfie vele, però mentre Rachel tenta di instaurare un rapporto con Leila e definirsi un “ruolo” nei suoi confronti, il desiderio di diventare mamma cresce sempre di più in lei.
La narrazione, scandita da una sorta di divisione in capitoli, segue gli sviluppi cronologici della vicenda, tramite stacchi a nero e l’uso del mascherino che ogni volta si apre sul volto di Rachel.
La regista, infatti, vuole sottolineare sempre il punto di vista della protagonista, donna che vorrebbe diventare madre, ma che si ritrova costantemente sia nel privato sia a scuola a trattare con “i figli degli altri”.
Sebbene l’epilogo tardi ad arrivare, la regista tratteggia personaggi e vicende molto verosimili, maneggiando con cura i temi della maternità e delle nuove famiglie ricostituite.
Peccato non vengano troppo approfondite le dinamiche tra la protagonista e i “figli”, Leila e Dylan, un suo alunno, con quali ci sono dei dialoghi che aprono a interessanti riflessioni.
Molto convincente l’interpretazione di Rachel (Virginie Efira), nota artista francese, già conosciuta per il ruolo in Tutti gli uomini di Victoria (2016) che le è valso il Premio Magritte come miglior attrice.
Cast d’eccezione che vanta nomi importanti del cinema come Chiara Mastroianni nei panni di Alice, ex compagna di Alì e madre di Leila, e Frederick Wiseman (il ginecologo di Rachel) interpretato dal celebre attore e grande documentarista americano (Titicut Follies 1967 e il più recente Ex Libris – The New York Public Library 2017), insignito proprio alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2014 del Leone d’Oro alla Carriera.
Regia elegante, anche se nella prima parte un po’ patinata, si caratterizza da un punto di vista tecnico da ambientazioni luminose con toni caldi e chiari che accolgono lo spettatore nella vicenda di Rachel sullo sfondo si una Parigi attuale e sempre affascinante.
Commento sonoro che rispecchia la delicatezza delle immagini, da citare in particolare, la scena finale: fermo immagine su Rachel che sta correndo, titolo del film e in sottofondo Aguas de Março di Elis Regina e Tom Jobim, corrispettivo italiano de “La pioggia di Marzo” più nota nell’interpretazione della grande Mina.
La pioggia trascina via le cose, come un po’ lo scorrere della nostra vita, che muta le situazioni e le persone che ne fanno parte. In tutto ciò forse “lasciare un segno” nella vita degli altri è un atto d’amore non così scontato.