VALERIA MITHATENET (VALERIA SI SPOSA) di Michal Vinik

Con Lena Fraifeld, Dasha Tvoronovich, Yaakov Zada Daniel, Avraham Shalom Levi

Israele, Ucraina  (76’)

(Orizzonti)

Il film narra lo stretto legame fra due sorelle ucraine, Cristina la maggiore, emigrata in Israele oramai da alcuni anni a seguito di un matrimonio combinato con Michael, e Valeria, la minore, anche lei in Medio Oriente per seguire le orme della sorella: conoscere il futuro ‘sposo’ e cambiare la sua vita. Valeria, però, non è molto convinta e cercando rassicurazioni nella sorella, si scontra con un’apparente tranquillità che cela inquietudini più grandi.

Le relazioni, fil rouge del lungometraggio, sono trattate, soprattutto dalla parte femminile del film, come transazioni economiche, descritte infatti in più di un’occasione con il termine ‘affare’.  Al contrario le donne vengono percepite alla stregua di animali da compagnia dagli uomini.

A rafforzare il concetto due i riferimenti espliciti al mondo degli animali addomesticabili: l’incontro con i cani del quartiere di Cristina e il racconto dei due pulcini di Valeria. Unica vera relazione salvifica è quella tra sorelle.

Delicato e interessante il parallelismo tra la scena iniziale, il riflesso di Valeria attraverso il vetro della porta del bagno, futuro luogo di ‘rifugio’ in cui si svolgerà gran parte dell’intreccio, e la scena finale, Cristina in macchina con il finestrino aperto, la sigaretta in mano e l’immagine della barriera antirumore autostradale decorata dai consueti adesivi delle rondini, simbolo di una finta libertà vissuta travestita da quotidianità.

Molti gli elementi simbolici, uno in particolare è lo scambio del colore degli abiti delle due sorelle: inizialmente nero per Valeria e bianco per Cristina, viceversa per il finale.

Il film si apprezza per l’ottima sceneggiatura che sostiene il racconto e per la scelta di privilegiare una messa in scena che strizza l’occhio al Teatro.