GORNYI LUK (CIPOLLA DI MONTAGNA) di Eldar Shibanov
Con Esil Amantay, Amina Gaziyeva, Zhazira Kaskey, Kuantay Abdimadi, Laura Tursunkanova, Sanzhar Madi
Kazakistan (90’)
(Biennale College)
Jabai ha 11 anni e con la sorellina Saniya raccoglie cipolle di montagna che vende lungo l’autostrada tra le zone di confine Kazake e la Cina. Un giorno il bimbo scopre che la madre tradisce il padre con Vitya, un camionista particolarmente carismatico, e decide di salvare la sua famiglia: andrà in Cina a procurarsi il Viagra d’oro per rinvigorire così la virilità del proprio genitore.
Il primo lungometraggio del regista Eldar Shibanov può essere definito un on the road kazako in cui inquadrature inusuali, decisamente straniate (con situazioni al limite del surreale), alludono ad un punto di vista, non fisico ma psicologico, particolare e “deformante” quale può esserlo quello di un bambino di 11 anni.
A tratti, pertanto, il registro diviene grottesco: la scelta di colori estremamente vivaci per alcuni oggetti o per l’abbigliamento di alcuni personaggi, le stesse inquadrature, la coppia di strani ciclisti che manifestano con un cartello contro le violenze domestiche, il contrasto tra il motoveicolo blu a tre ruote della famiglia di Jabai e il camion rosso su cui la madre si incontra con il suo amante….
Più evidentemente allusivo il motivo della casa in costruzione che va in pezzi e non si regge.
Sotto traccia anche il contrasto tra il mondo agricolo e pastorale kazako e quello concretamente commerciale e tecnologico della Cina.
Il tema della famiglia, la difficile convivenza tra il desiderio di un padre sognatore e il bisogno di solide prospettive della madre autoritaria che vorrebbe il divorzio, viene così rivestito di toni leggeri, ma non meno seri e sembrerebbe rinviare al conflitto tra sogno e concretezza: la felicità è nell’equilibrio delle parti, non sempre possibile e, soprattutto, nel credere in un mondo in cui gli uomini possono piangere e le donne possono fare a botte.