VERA di Tizza Covi e Rainer Frimmel
con Vera Gemma, Daniel De Palma, Sebastian Dascalu, Annamaria Ciancamerla, Walter Saabel
Italia/Austria (115′)
Vera Gemma, figlia del celebre attore Giuliano Gemma, porta sulle spalle il grande peso dell’eredità del padre. Riconosciuta prima di tutto per essere “figlia d’arte” e non per le sue vere doti e aspirazioni, cercherà di tenersi a galla in un mondo di apparenza, vanità e finzione.
Tutto cambia dopo un incidente d’auto con Daniel, un meccanico della periferia di Roma, e suo figlio. Finalmente Vera sembra ottenere ciò che da sempre ha inseguito: un po’ di autenticità e la possibilità di mostrarsi così com’è, senza paura di essere fraintesa come il “solito Mostro”… ma non è tutto oro ciò che luccica e la dura verità è proprio dietro l’angolo.
Continua la ventennale collaborazione dei registi Covi e Frimmel, Non è ancora domani (2010) e Babooska (2005), in questo lungometraggio alle prese con la storia semi-biografica di un personaggio ultra conosciuto dell’ambiente dello spettacolo italiano.
La continua ricerca da parte di Vera di un ambiente “reale”, che rispecchi la verità dei fatti, è rappresentato attraverso movimenti di macchina a spalla e inquadrature mai del tutto pulite e in netto contrasto con il tema prevalente della perfezione estetica che ossessiona da sempre e tormenta tutt’ora la protagonista.
In questo senso, interessante la scelta di giocare sul titolo del film: Vera, contemporaneamente nome dell’attrice principale e tentativo della stessa di mostrarsi così com’è.
Significativa l’ultima inquadratura: un altro notturno, come quello iniziale, dove Vera si perde tra i vicoli di Roma, ma questa volta, oltre al suo inseparabile cappello, indossa anche un poncho da cowboy stile Clint Eastwood: omaggio al genere interpretato del padre e, allo steso tempo, armatura contro il mondo esterno.