Venezia 78 – Nono giorno: giovedì 9

Venezia 78
QUI RIDO IO
Regia Mario Martone
Interpreti Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Roberto De Francesco, Lino Musella, Paolo Pierobon, Gianfelice Imparato, Iaia Forte / Italia, Spagna / 133’

Napoli, 1904. Eduardo Scarpetta, re della commedia napoletana, scrive IL FIGLIO DI IORIO, parodia della tragedia di D’Annunzio. Il Vate lo accusa di plagio e inizia un lungo processo che mette in luce il conflitto tra la tradizione comica napoletana e un teatro basato sulla pura e immediata risata, quale quello di Scarpetta. Ciò porta il commediografo a una crisi che coinvolge anche la sua famiglia allargata, già resa instabile dall’intreccio di relazioni tra figli legittimi e illegittimi. Film che ha tutti gli elementi della rappresentazione teatrale, QUI RIDO IO mostra tutti i retroscena non solo del teatro in sé, ma anche della vita e del retaggio culturale lasciato da Scarpetta ai suoi eredi. Il tema comune della paternità riguarda e il conflitto che si instaura tra i fratelli non tutti riconosciuti e l’appartenenza per i diritti della parodia. Suggestiva la scelta registica di rendere il film completamente teatrale: infatti per tutta la durata della pellicola lo spettatore ha sempre l’impressione di trovarsi in platea, tra il pubblico. Gli ambienti rappresentati sono prevalentemente interni e i botta e risposta dei personaggi richiamano direttamente le peculiarità della commedia teatrale: ciò è amplificato dalla recitazione degli attori, completo di gestualità e voce tipiche del medium. Magistrale Toni Servillo, presente alla Mostra anche con ARIAFERMA e È STATA LA MANO DI DIO, che porta in scena uno Scarpetta istrionico e nel quale la vita si confonde inevitabilmente con la scena. Interessante notare che il titolo del lungometraggio si riferisce sia a un fatto storico (la frase incisa sulla facciata della sua villa) sia all’atteggiamento da lui assunto durante l’udienza finale, dove la situazione volge a suo favore grazie alla sua capacità attoriale, trasformandosi nell’ennesima commedia che si chiude con una risata beffarda.

Fuori Concorso
HALLOWEEN KILLS
Regia David Gordon Green
Interpreti Jamie Lee Curtis, Judy Greer, Andi Matichak, Will Patton, Thomas Mann, Anthony Michael Hall /
Usa / 105’

In una cittadina statunitense la notte di Halloween si tinge ancora di rosso: il già noto killer dalle caratteristiche sovrumane Michael Myers, sopravvissuto per l’ennesima volta, è pronto a mietere nuove vittime.
La pellicola, appartenente alla saga horror di “Halloween”, è il diretto sequel dell’omonimo film del 2018, entrambi diretti da David Gordon Green e caratterizzati da un’efficace componente splatter. La costante presenza di inquietanti ambientazioni notturne e una componente sonora che alterna silenzi significativi a suoni ‘stressanti’ di un pianoforte agitato, contribuiscono a creare nello spettatore un perenne stato di tensione e ripugnanza tipico del genere. Nonostante ciò, delude parecchio la scelta di trascurare la trama principale della vicenda arrivando quasi ad eclissare le tre protagoniste: il tutto si traduce in un insieme di scene ripetitive e a tratti scontate, che allunga in maniera superflua una saga già di per sé prolissa.

Orizzonti
MAMA, YA DOMA (MAMA, I’M HOME)
Regia Vladimir Bitokov
Interpreti Kseniya Rappoport, Yuriy Borisov, Ekaterina Shumakova, Alexander Gorchilin, Natalia Pavlenkova, Darren Kushkhov / Russia / 104’

MAMA, YA DOMA racconta la storia di Tonya, una donna che lavora come conducente di autobus che attende con impazienza il ritorno del figlio partito per la guerra in Siria. Quando le viene comunicata la morte del ragazzo nel corso di una missione non ufficiale, è costretta a firmare un accordo di riservatezza con lo Stato, ricevendo un compenso non richiesto in cambio del suo silenzio. Non convinta, continua in maniera autonoma le sue ricerche, fino a quando si presenta in casa un uomo che dichiara di essere suo figlio… Tra i temi affrontati, di rilievo il rapporto genitori-figli. La disperazione di una madre che non trova risposte si contrappone all’indifferenza e all’omertà delle autorità, accompagnate dal silenzio complice dell’ambiente che circonda la protagonista. Interessante la metafora visiva dell’autobus guidato da Tonya che la accompagna durante il suo viaggio alla ricerca della verità, e diviene al contempo simbolo di lotta e tenacia. La regia propone un’atmosfera dai toni freddi, che sottolineano l’assenza di empatia e la solitudine della storia. La colonna sonora scandisce i momenti di maggiore drammaticità. Degna di nota la prova di Ksenija Rappoport, colonna portante della narrazione, che con la sua interpretazione permette allo spettatore di immedesimarsi nel personaggio.

Venezia 78
FREAKS OUT
Regia Gabriele Mainetti
Interpreti Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi,
Max Mazzotta, Franz Rogowski / Italia, Belgio / 141’

Nella Roma del ’43 durante la Seconda guerra mondiale, un gruppo circense emarginato per le sue stranezze composto da Fulvio, l’uomo bestia, Cencio, l’uomo insetto, Mario il nano magnetico, Matilde la ragazza elettrica e Israel il loro mentore si ritrova ad adattarsi ad una nuova e tragica realtà. Segue la decisione di trovare fortuna in America, ma qualcosa non va per il verso giusto: Israel scompare e i quattro si mettono a ricercarlo in un viaggio dai toni incerti e misteriosi. Da un punto di vista tematico apprezzabile la scelta di affrontare l’elemento della diversità in una chiave leggera ma mai banale, uscendo dai classici stereotipi buoni/cattivi, nazisti/partigiani. Il regista reduce del successo di LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT (2015) mette in scena un racconto dai tratti favolistici con incursioni nell’action e nella commedia, con continui riferimenti e affinità a classici e masterpiece americani. Prosegue il già riuscito sodalizio tra Mainetti e l’attore Claudio Santamaria. La colonna sonora, curata dallo stesso regista insieme a Michele Braga, già collaboratore nel precedente lungometraggio e per il corto BASETTE (2008), si rivela essere altamente evocativa e precorritrice delle tendenze rock anni ’90. Unica nota amara lasciata da un mancato approfondimento dei personaggi maschili del gruppo circense, rispetto alla ragazza che diventa figura salvifica della vicenda. Impeccabili gli effetti speciali e il trucco prostetico che rendono il prodotto degno di un calibro internazionale. Da vedere.