Giovedì 10 – ottava giornata
Fuori Concorso
DI YI LU XIANG
di Ann Hui
con: Sandra Ma, Faye Yu, Eddie Peng, Ning Chang, Wei Fan, Isabella Leong, Karlina Zhang, Fang Yin, Paul Chun, Michelle Bai
(Cina – 141′)
Ge Weilong, appena trasferitasi ad Hong Kong, è costretta a sottostare agli ordini della zia benestante e adescatrice di uomini ricchi e potenti. È così che, in questo circolo vizioso, losco e fatto di relazioni ambigue rimane coinvolta da George Qiao, uomo opportunista che intende trovare una donna ricca per poter vivere tranquillo e mantenere il suo status quo. Ann Hui, già conosciuta dal pubblico veneziano per A SIMPLE LIFE (2011), e che proprio in questa edizione ha rivenuto il Leone d’oro alla carriera, riesce a ricreare un’ambientazione statica e quasi immobile aiutandosi anche con delle tecniche di ripresa che privilegiano le lunghe inquadrature con minimi movimenti di macchina. La sensazione che si ha è di costante piattezza, proprio come la vita ristagnata della protagonista, intrappolata e senza via d’uscita. Rassegnato e grigio il finale: una parete piena di foto di matrimoni tutte uguali e monotone che subito fa ripensare ad una rilettura in chiave nichilista e nauseata del titolo LOVE AFTER LOVE.
Venezia 77
LE SORELLE MACALUSO
di Emma Dante
con: Viola Pusateri, Eleonora De Luca, Simona Malato, Susanna Piraino, Serena Barone, Maria Rosaria Alati, Anita Pomario, Donatella Finocchiaro, Ileana Rigano, Alissa Maria Orlando, Laura Giordani, Rosalba Bologna. È
(Italia – 89′)
È la storia di cinque giovani sorelle che vivono da sole in un appartamento di un quartiere popolare a Palermo. Maria, Pinuccia, Lia, Katia e Antonella, si guadagnano da vivere allevando colombi da noleggiare per cerimonie, e sono legate da un forte sentimento di solidarietà e complicità, che le aiuta ad affrontare insieme esperienze difficili e talvolta tragiche. Il film racconta l’evolversi del loro rapporto durante tutte le fasi della vita – giovinezza, età adulta e vecchiaia, caratterizzata anche da profonde tensioni, sulle quali, però, prevale l’amore fraterno. La regista Emma Dante, la cui sola opera precedente (VIA CASTELLANA BANDIERA) era stata presentata alla Mostra nel 2013, dona una nuova trasposizione cinematografica di una sua opera teatrale che aveva debuttato sui palcoscenici nel 2014. Delicato e sensibile l’accento posto proprio sui luoghi della crescita delle sorelle: stanze prima piene di vita, oggetti, giochi d’infanzia e via via sempre più vuote e in decadenza. Importante e reiterata l’allegoria dell’innocenza delle ragazze anche da adulte, associata alle colombine possedute e libere di volare fuori, ma, proprio come le protagoniste, sempre di ritorno nella casa. Sparse e apprezzate anche le esche narrative che fanno presagire oltre ad un destino di morte, una tensione verso il cielo. Interessante è l’utilizzo dei flashback, che permettono allo spettatore di avere una comprensione sempre più chiara delle vicende narrate. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora basata sul suono di un carillon, che enfatizza i ricordi dello spettatore, riportandolo all’infanzia e creando un’atmosfera di profonda empatia con i personaggi, alla quale si aggiungono i brani firmati da Franco Battiato e Gianna Nannini. Un cast tutto al femminile, in un inedito spaccato della quotidianità dei sobborghi palermitani, espressa attraverso un realismo talvolta crudo, ma in grado di far immergere appieno lo spettatore nelle dinamiche sentimentali che caratterizzano le scene.
Orizzonti
ZHELTAYA KOSHKA
di Adilkhan Yerzhanov
con: Azamat Nigmanov, Kamila Nugmanova, Sanjar Madi, Yerzhan Zhamankulov, Yerken Gubashev, Nurbek Mukushev
(Kazakistan, Francia – 90′)
Dalla desolata steppa del Kazakistan veniamo a conoscenza della storia di Kermek, un ex carcerato che, dopo esser stato rilasciato in anticipo per buona condotta, ha intenzione di sfruttare la nuova libertà acquisita per realizzare il suo sogno: costruire un cinema proprio tra le montagne. In questa avventura il protagonista non è solo: al suo fianco è presente Eva, una ragazza ‘pazza’ che entra sempre più in sintonia con lui. I due, in un pulmino giallo, dovranno muoversi per scappare dai loro inseguitori, uomini di malaffare e senza scrupoli, e realizzare il loro sogno. Numerose le citazioni della cultura cinematografica hollywoodiana, da De Niro in Taxi Driver (M. Scorsese, 1979) a Apocalypse Now (F. F. Coppola, 1979), commovente l’omaggio a Cantando Sotto la Pioggia (S. Donen e G. Kelly, 1952), usato come canto del cigno dei protagonisti. Particolare attenzione è data ai paesaggi brulli e disabitati, valorizzati da prevalenze di campi lunghi e molto apprezzate anche le colonne sonore che si sposano perfettamente con il susseguirsi degli eventi e la loro ambientazione. I dialoghi sono al limite col non-sense, le situazioni a tratti paradossali, configurate nel duplice intento di aggiungere una nota di comicità e una percezione della mente dei protagonisti pura e innocente rispetto a quelle dissolute dei loro aguzzini, riuscito l’intento di strappare un sorriso allo spettatore e anche trasmettergli un senso di compassione affettuoso nei confronti dei due protagonisti: bambini nel corpo di adulti come rivelato nell’ultima, toccante inquadratura.
Consigliatissimo.