Sabato 5 – terza giornata

Fuori concorso
MANDIBULES
di Quentin Dupieux
con: David Marsais, Grégoire Ludig, Adèle Exarchopoulos, India Hair, Roméo Elvis, Coralie Russier, Bruno Lochet (77′)

Due amici un po’ troppo sempliciotti trovano una mosca gigantesca nel bagagliaio di una macchina e decidono di addestrarla per fare soldi. Musicista prima (col nome d’arte di Mr. Oizo) e regista in seguito, Quentin Dupieux ha legato il suo nome a pellicole dove l’horror si sposa con l’ironia e l’humor nero. In questo caso la componente orrorifica lascia il passo alla commedia surreale e grottesca dove il plot dell’insetto gigante tanto caro alla sci fi degli anni ’50 e ’60 è solo un pretesto per inanellare gags e situazioni che strappano il sorriso. Tuttavia il film (peraltro godibilissimo grazie al duo di comici francesi Palmashow, al secolo Gregoire Ludig e David Marsais), svela dietro le quinte un inaspettato e scanzonato omaggio all’amicizia e una critica piuttosto feroce nei confronti dell’upper class. Accoglienza entusiastica alla proiezione degli accreditati press e industry.

Venezia 77
MISS MARX
Di Susanna Nicchiarelli
Con: Romola Garai, Patrick Kennedy, John Gordon Sinclair, Felicity Montagu, Karina Fernandez, Oliver Chris, Philip Gröning (107′)

Alla morte di Karl Marx la sua eredità intellettuale e il conseguente impegno civile sono raccolti dalla figlia minore Eleanor, brillante, colta, anticonformista e appassionata. La sua vita cambia dopo l’incontro con lo scittore Edward Aveling. Susanna Nicchiarelli, dopo “Cosmonauta” e “Nico”, torna al Lido con un nuovo film che esalta una figura femminile controcorrente e dalla forte personalità. Eleanor è mostrata combattiva ed impegnata politicamente e socialmente, persino anticipatrice dei movimenti che nasceranno un secolo dopo, e tuttavia anche umanamente fragile dal punto di vista emotivo ed amoroso al punto da realizzare in ultimo il dramma borghese per eccellenza: il suicidio. Dal punto di vista formale il linguaggio cinematografico diverge dalla classica ricostruzione “di costume” grazie alla scelta di inserire frammenti di repertorio fotografico antecedenti la storia narrata e addirittura molto successivi alla stessa (dalla “comune di Parigi” al maggio francese), senza contare l’escamotage non del tutto originale di associare alla narrazione un commento sonoro decontestualizzato (dal Chopin rivisitato al punk-rock). Nel complesso un film interessante pur con qualche eccesso in termini didascalici. Molto bella la prova di Romola Garai.

Orizzonti
THE MAN WHO SOLD HIS SKIN
di Kaouther Ben Hania
con: Yahya Mahayni, Dea Liane, Monica Bellucci, Koen de Bouw, Darina Al Joundi, Christian Vadim, Wim Delvoye, Saad Lostan (104′)

Un giovane rifugiato siriano in Libano, per poter ottenere il visto d’ingresso in Europa accetta di diventare un’opera d’arte vivente per un artista contemporaneo. Ricamando intorno all’opera vera “Tim” di Wim Delvoye (vero artista belga che appare nel cast), la giovane regista tunisina realizza una curiosa allegoria sul senso della libertà in un mondo che consente più facilmente lo spostamento delle merci piuttosto che la circolazione delle persone. In sottofondo emerge la condizione del popolo siriano stretto fra tradizioni, desiderio di libertà e la violenza della guerra. Un ricercato formalismo nella composizione dell’inquadratura e nell’utilizzo di luci e scenografie è utilizzato per irridere la vacuità di certo mondo dell’arte contemporanea più legato agli eventi mondani e all’economia che al significato. Il film si apprezza per un ritmo coinvolgente, interpretazioni azzeccate e un’idea originale portata avanti con garbo e fantasia.

Giornate degli Autori
RESIDUES
di Merawi Gerima
con: Obinna Nwachukwu, Dennis Lindsey, Taline Stewart, Derron Scott, Jacari Dye, Julian Selman, Melody Tally, Ramon Thompson (90′)

Jay, torna a Washington, nel quartiere periferico che lo ha visto crescere a dal quale s’è allontanato con la famiglia circa vent’anni prima. La realizzazione di un film è la scusa che lo porta a ricercare gli amici di un tempo e le case di allora, ma niente è più come prima e lui è un estraneo. Il regista esordiente Merawi Gerima racconta con un linguaggio complesso, dove il piano narrativo della realtà si interseca con i ricordi in flashback e con immagini evocate dalla fantasia, lo spaesamento causato dal fenomeno della gentrificazione e della riqualificazione urbana forzata che, lungi dal risolvere
annosi problemi sociali, non fa che acuirne la portata. Il linguaggio predilige un montaggio frenetico, a tratti disturbante per l’utilizzo di distorsioni, luci violente, sovraesposizioni, senza contare un commento sonoro incalzante e ad alto volume. Un prodotto interessante dal punto di vista della critica sociale, figlio di un’estetica post-moderna che strizza l’occhio ai clip musicali.

Orizzonti
MAINSTREAM
di Gia Coppola
Con: Andrew Garfield, Maya Hawke, Nat Wolff, Jason Schwartzman, Alexa Demie, Johnny Knoxville (94′)

Due ragazzi a Los Angeles sono insoddisfatti della loro vita, lavorano in un bar, ma entrambi sognano di fare qualcosa di più, finchè non incontrano il misterioso e carismatico Link, in breve tempo raggiungono la fama online, ma le cose non sono destinate a durare. Gia Coppola, nipote del più famoso Francis Ford, porta in scena un film stravagante, caratterizzato da uno studio della comunicazione dei nuovi media, che diventa parte integrante del linguaggio dell’opera. Tra Emoji che compaiono sui volti dei protagonisti esplosioni bidimensionali e colori saturi, Mainstream racconta una storia esemplificativa dei pericoli legati alla fama online, dove per usare una frase della regista “Ognuno è il PR di sè stesso”. Il film, per quanto fortemente stilizzato, è inoltre caratterizzato da ottime performance, tra cui spicca un Andrew Garfield in forma smagliante, un prodotto veloce ed interessante, ma probabilmente più adatto alle nuove generazioni.

Venezia 77
PIECES OF A WOMAN
di Kornél Mundruczó
Con: Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Ellen Burstyn, Jimmie Fails, Molly Parker, Sarah Snook, Iliza Shlesinger, Benny Safdie (128′)

Martha e Sean sono una coppia in attesa di una figlia, ma delle complicazioni durante il parto cambiano per sempre la vita della famiglia. Con Pieces of A Woman, il pluripremiato regista ungherese Kornél Mundruczó, mette in scena un dramma elegante, che riesce a trattare il tema dell’elaborazione del lutto da parte di una madre con sorprendente delicatezza e determinazione. Forte di un’intima performance di Vanessa Kirby, il film non ha paura di dilatare i tempi e lasciar immedesimare lo spettatore nella lunghezza dei suoi momenti di dolore. Un dramma ben congegnato, che però, a tratti, può risultare, di difficile digestione.